Siamo ciò di cui ci nutriamo
Il filosofo Ludwing Feuerbach diceva: “noi siamo quello che mangiamo”.
Infatti, il cibo introdotto nel nostro organismo influenza il nostro corpo, ma non solo, ha un potere anche sulla nostra:
- mente
- energia
- sfera spirituale
Il cibo svolge un ruolo davvero fondamentale per il nostro organismo, ci permette di avere il giusto apporto di nutrienti per svolgere tutte le nostre funzioni vitali. Se però non troviamo il giusto equilibrio tra quantità e qualità il nostro fisico inizierà a risentirne, così come la nostra mente e il nostro spirito.
Di sostanziale importanza, dunque, sono i nostri cinque organi percettivi:
- occhi
- naso
- orecchie
- lingua
- pelle
Secondo il Sāṃkhya (la filosofia di pensiero indiana considerata la più antica) i cinque sensi cognitivi vengono osservati come “appartenenti alla conoscenza”, in quando strumenti con cui l’uomo si rapporta con il mondo esterno e che di conseguenza gli generano conoscenza.
Quindi l’essere umano, grazie ai suoi organi di senso, è in grado di gestire sia la quantità che la qualità del cibo che deve introdurre per rimanere in uno stato di salute.
Quantità e qualità del cibo
Nella Haṭhayoga Pradīpikā, quando si parla di quantità di cibo, si raccomanda la moderazione: né troppo, né troppo poco.
Parlando della qualità del cibo, il discorso diventa più ampio. Sempre nell’Haṭhayoga Pradīpikā vi è una stretta interazione tra la dimensione propriamente corporea e quella energetica, per questo motivo si fa molta attenzione all’energia che introduciamo attraverso i cibi. Nel nutrirsi ci deve essere l’assenza di intenzione di nuocere a se stessi e ad altre creature, per questo motivo le prescrizioni alimentari di uno yogin sono sempre vegetariane.
Nella zona dell’ombelico esiste la “stazione” energetica Maṇipūra Chackra, un importante centro di trasformazione. Forze istintive, viscerali, legate alla nostra natura animale in questo spazio vengono elaborate in energie più raffinate. Tali energie verranno poi trasmesse nelle aree della coscienza superiore, intellettuale e spirituale per incrementare il processo di umanizzazione dell’uomo. Non vi è dunque separazione tra la parte energetica e le attività metaboliche degli organi.
Equilibri interni
Un altro aspetto da tenere in considerazione è che quando ci si alimenta è importante il mantenimento degli equilibri interni, intesi come la propria salute, e di quelli esterni, cioè non alterare gli equilibri del mondo.
Che si tratti di cibo, di aria, o di altre percezioni sensoriali, quando questi entrano nella sfera del corpo umano (fisico e sottile) trovano in esso una sorta di “laboratorio”. In questo “laboratorio” la materia originaria subisce una trasformazione che modifica elementi del mondo esterno in vita per le cellule dell’organismo. Questa trasformazione genera dunque un cambiamento tanto negli equilibri interni dell’uomo – corporei, psichici, emozionali – quanto in quelli della sua presenza nel mondo.
Ecco dunque perché noi siamo ciò di cui ci nutriamo.
Ingrid
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